“…io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno… Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: E 'l naufragar m'è dolce in questo mare”.
È proprio quella la sensazione che ho provato: una specie di immersione in un luogo di cui so molto poco eppure che per millenni è stato oggetto di studio e ispirazione. Gli antichi guardavano le stelle per tracciare le rotte dei loro spostamenti, per misurare il tempo e per darsi un riferimento nel mondo. I grandi pensatori gli si rivolgevano ammirandone la divina disposizione, formulando teorie e concetti filosofici e oggi…chi guarda più il cielo? Siamo talmente ancorati alle cose terrene e materiali che non perdiamo neanche più tempo a chiederci cosa c’è lassù, cosa potrebbe esserci oltre a noi. Anche io non mi ero mai soffermata prima su quei puntini che vengono alla ribalta perché cadono in una famosa sera d’ Agosto. Che poi è solo una credenza popolare! Perché la notte in cui cadono più stelle è a Novembre ma è molto più facile uscire a guardare il cielo una notte d’estate in spiaggia con gli amici che una notte di fine autunno, no?
La serata è volata grazie a curiosi aneddoti raccontati con un sottofondo di musica jazz suonata dal vivo da una viola e un pianoforte. Veramente emozionante. Vi saluto con due frasi che spero vi facciano venire la voglia di tornare bambini e se non di andare al Planetario, almeno di farvi fermare una volta a vedere che qualcosa di bello c’è anche sopra di noi.
“Ero sotto un cielo risplendente di stelle con la luna in mezzo al firmamento in un mare senza sponde. Mai oh Signore mi hai turbato come in quella notte in cui sospeso fra il cielo ed il mare avevo l'immensità sopra e sotto di me”. Francois-Renè De Chateaubriand
“Poveretto è chi non vede le stelle senza una botta in testa”. Stanislaw J. Lec
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